NEL NOSTRO PAESE IL DIRITTO AL GIOCO NON HA LA STESSA PARITÀ E DIGNITÀ DI ALTRI DIRITTI FONDAMENTALI COME QUELLO ALLA SALUTE OPPURE ALL’ISTRUZIONE.
Il gioco e il tempo libero sono ancora troppo spesso considerati dagli adulti (genitori, nonni, insegnanti, educatori) un semplice “premio”. A scuola il gioco libero è spesso limitato e anche il divertimento ha sempre uno scopo, un fine didattico già predefinito. A volte diventa, una ricompensa, una merce di scambio per gestire la disciplina e orientare la vivacità.
I luoghi pubblici, dal condominio al parco, sono ancora troppo legati a regole pubbliche e private che mirano a salvaguardare da rumore, confusione e disordine, restringendo o addirittura negando i tempi di accesso e di fruizione di questi spazi. Per i bambini ciò si traduce in limitazione dell’autonomia, della possibilità di ricercare nuovi amici, di sperimentare la creatività e l’avventura.
Già da tempo il gioco e il divertimento dei bambini sono relegati in spazi chiusi o in casa. L’Istat stima che ciò vale per il 98% dei minori.
LA PANDEMIA DA COVID-19 HA PEGGIORATO LA SITUAZIONE.
Ai regolamenti condominiali e comunali che spesso vietano il gioco si è aggiunto il lock down. La casa, la cameretta per i bambini più fortunati che hanno uno spazio solo loro, è stata campo di gioco, giardino, cortile, palestra. Un luogo di libertà già precario si è ridotto in modo significativo, il diritto al gioco è stato sospeso o surrogato.
È cresciuto il ricorso a giochi elettronici on e offline e più in generale l’utilizzo intenso di internet, anche per la necessità di favorire la didattica a distanza a causa della chiusura delle scuole.
Il mondo virtuale è diventato per i bambini e gli adolescenti il vero, a volte l’unico spazio d’incontro e di esperienza relazionale e di apprendimento. Un luogo altro in cui si gioca insieme restando però ciascuno nella propria stanza e che fa sì che l’esperienza ludica assuma contorni indefiniti, venga svuotata di tutte le valenze motorie necessarie allo sviluppo del bambino.
RITORNARE AL GIOCO, RECUPERARE IL TEMPO E LO SPAZIO PERDUTI, RESTITUIRE A BAMBINI E RAGAZZI STRUMENTI E SPAZI DI LIBERTÀ, ANCHE SE ANCORA DELIMITATI DA REGOLE, DISTANZE E ACCORGIMENTI SANITARI.
Occasioni ludiche ma anche di incontro e di scambio, con al centro il gioco, lo sport, il movimento.
Una proposta flessibile, aperta e inclusiva per quanti hanno a cuore i bambini e i ragazzi, la loro crescita, il loro sviluppo armonico, la loro salute.
Alle regole del gioco si aggiungono le regole per prevenire il nuovo coronavirus. Altri cambiamenti li faranno i bambini stessi giocando, adattando le nuove regole all’esigenza del divertimento.
All’adulto il compito di orientare e vigilare, con discrezione, di fungere da “presidio sanitario” per garantire la distanza, l’igiene e comportamenti idonei alla circostanza ma senza tensione, senza appesantire i bambini caricandoli di responsabilità eccessive.
Siamo tra coloro convinti che la pandemia debba essere colta come occasione per ripensare il nostro modo di vita individuale e sociale, recuperando valori essenziali dimenticati. Perché, allora, non cominciare dal gioco?
Negli ultimi decenni il gioco ha perso molte delle sue valenze psicologiche, fisiologiche e pedagogiche. Ha perso gratuità, spontaneità, gioia, senso della scoperta e della festa, diventando spesso fruizione passiva di una creazione commerciale.
Nei lunghi mesi del lockdown il gioco è stato relegato all’angolo come forse mai prima. I più piccoli e i giovanissimi, che ne sono i protagonisti assoluti, sono stati trascurati, dimenticati, privati di un diritto fondamentale che, nel tempo delle precauzioni e della paura, rischia di venire oscurato quasi del tutto.
Senza opportunità di movimento, senza occasioni di attività sportiva, ridotta ai minimi termini la spontaneità, il rischio che corrono bambini e ragazzi è di un nuovo analfabetismo motorio.
La riapertura delle scuole, così importante e segnata da esigenze del tutto nuove di precauzioni e spazi dilatati, richiederà probabilmente che le palestre si trasformino in aule, e l’educazione motoria potrebbe diventare ancor più residuale rispetto ad altre materie. Talmente trascurabile da poter essere ridotta nell’età dello sviluppo cognitivo, fisico ed emozionale dei nostri bambini e adolescenti.
L’attività motoria è parte integrante del percorso di crescita e di formazione e il gioco, che ne è la premessa naturale, non può essere negato oltre.
Come possiamo aiutare, soprattutto i più piccoli, a riappropriarsi del gioco e dello sport? E come evitare che il Covid-19, con i suoi rischi e le sue restrizioni, continui a comprimere gli spazi, i modi e il gusto del gioco?
Sono queste le domande a cui alcuni educatori, insegnanti ed esperti –autori negli Anni ’90 di un programma sportivo-educativo per ragazzi denominato Giocasport –cercano di dare qui possibili risposte.