GIOCOVID: AFFINCHÈ I BAMBINI CONTINUINO A GIOCARE

Per alcuni mesi siamo stati costretti a lavorare, a studiare, a giocare nel chiuso delle nostre case. I più fortunati hanno avuto la possibilità di utilizzare internet e con esso in qualche modo hanno tenuto contatti con il mondo esterno, potendo anche “visitarlo”, cosa tutt’altro che sufficiente a compensare quanto ci è stato negato da un giorno all’altro.

Nell’isolamento, tra timori e difficoltà, ciascuno ha avvertito la mancanza dell’altro.  Tutti avrebbero voluto sentire di non essere soli, di essere invece comunità matrice ed oggetto di solidarietà. I canti, le bandiere, le performance avevano questo significato.

I bambini e i ragazzi, più degli altri, hanno bisogno di imparare e hanno bisogno di giocare, di ridere insieme ai coetanei, guardandosi in volto per capire, anche attraverso lo sguardo, se l’altro dice la verità oppure mente. Hanno bisogno di esperienze fisiche, di confronto con i coetanei. Ed è importante che il ricordo dei mesi della pandemia possa restare in loro come esperienza oggetto di riflessione piuttosto che come un difficile e strano periodo di privazione.

Una volta usciti dall’isolamento, mentre attendiamo il ritorno alla “normalità” che ci manca, lo sport, il movimento, il gioco ci aiutano a recuperare il linguaggio del corpo e dell’azione. Con le cautele che questo tempo ci impone, certo, ma anche con fiducia nel futuro.

Noi, come molti altri, pensiamo che si possa e si debba lavorare affinché il periodo dell’emergenza si trasformi in un’opportunità per affermare in vista del domani stili di vita e di relazioni sociali realmente umani e non ispirati a vaghe realtà virtuali.

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